Vi è un lato umoristico nelle vicende umane, quando esse si trovano a confrontarsi con l’Assoluto e vi entrano inevitabilmente in conflitto. Finiscono infatti, quasi teneramente, per mostrare la loro piccolezza che però appare sul piano umano tanto grande da nascondere alla vista l’Assoluto.
Il mondo dell’uomo è piccolo, e piccolo è l’uomo rispetto al suo stesso mondo.
Il sentimento di qualsiasi natura, compreso ciò che egli chiama amore, è un potentissimo fluido che offusca la visione come fa la nebbia, sicché è visibile solo ciò che è molto, troppo, vicino. Una rabbia, un dolore, una preoccupazione, una delusione bastano ad occupare interamente lo spazio cognitivo.
I sentimenti forti sono posti però nella stessa categoria cognitiva dell’esperienza spirituale, cioè quella umana affettiva, sentimentale, emotiva, morale… La spiritualità è considerata un accessorio nobile di quel complesso sistema psicologico che chiamiamo “umanità”, ma è di tutt’altra natura: l’amore inumano non è un sentimento, è assenza dell’altro e attrazione all’Uno.
L’esperienza spirituale eradica l’umanità, ne secca le radici e ne asciuga, fino a seccarla, la feconda, femminina, materna e mariana umidità. È totalmente ignea: è la luce a risvegliare il seme e ad attrarre a sé il germoglio. E ciò per un motivo intrinseco che appartiene alla sua assolutezza: essa non è umana.
La scienza spirituale non è indirizzata all’uomo, e questo non è compreso; è riservata all’essere che, eventualmente, lo incarni.
I buoni maestri hanno parlato agli uomini, ma i grandi maestri parlano alle essenze, e in modo che l’uomo, persino quello che esse inabitano, non possa comprendere.
È questo ad essere teneramente umoristico: il serio e sussiegoso atteggiamento di comprensione di chi non può capire, simile a quello di una bambina che giochi con la bambola a farle da mamma visto dalla donna che conosce l’amore sessuale, concepisce, partorisce con dolore… la simulazione presa sul serio ma immaginata, rispetto alla verità e realtà dell’esperienza, magnifica ma cruenta, quanto lo è una vera esperienza spirituale.