La “propria” vita

Chi percepisce la vita come mistero e la concepisce come eterna in sé, sente la limitatezza della “propria” vita, insieme strumento di conoscenza dell’assoluto ed impedimento a raggiungerlo. La sua vita è un luogo da esplorare con confini che sembrano invalicabili.

Può capitare a questo Viandante di aggirarsi dunque nei luoghi più consueti della “propria” vita e di sentirsene però sorprendentemente estraneo, estraniato, come capita nella coscienza del sogno. Può capitare che egli sia tentato di chiedersi se risulti visibile a chi incrocia nel cammino e di sentire pesantezza, una gravità sua propria, inadeguata al mondo che sta percorrendo e che gli è tuttavia così famigliare.

È che le diverse dimensioni che costituiscono “i mondi” di cui Dio è detto “Signore” sono sì fisiche, sono gli Universi; ma la loro realtà è esplorabile solo mediante diverse dimensioni metafisiche della coscienza: metafisiche e interiori, individuali. Ogni mondo vivibile è la focalizzazione in un punto di coscienza di tutti i mondi creati e possibili; ma la coscienza è, per l’uomo completo, una gamma di frequenze, ad una delle quali il Signore può convocare, quale luogo metafisico, per trasmettere conoscenza e responsabilità.

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