Vie d’uscita

Capita a chi scrive di ricevere le confidenze di qualcuno che è angosciato da condizioni di esistenza talmente aggrovigliate di negatività da non vederne vie d’uscita. L’osservazione distaccata della situazione porta a volte alla conclusione che la via d’uscita non si vede perché non c’è. E non vi è neppure la possibilità di dare aiuto se non per cose minime e non risolutive, come quella, del tutto inutile, di porgere ascolto a quei racconti.
La sofferenza che si sperimenta in situazioni del genere è la più grande che l’animo umano possa sopportare; e spesso si deve constatare che quella situazione è il frutto inevitabile di una serie di eventi precedenti che sono stati messi in atto proprio da chi ora vi si trova costretto; per propria scelta, molte volte, per scelta obbligata in poche altre (quelle che si riveleranno come insegnamenti).
La sofferenza è così grande perché queste situazioni consumano ogni spazio di libertà e impongono il giogo implacabile della Necessità. La quale si fa conoscere così, ed apprezzare, e rispettare. La Necessità si impone come legge inumana, perché alla legge umana, e persino a quella naturale, si può disubbidire.
Così, se si sopravvive a queste situazioni spesso esiziali, si può dire di aver ricevuto la Conoscenza della Necessità, che è una forma della Potenza Assoluta; si tratta, col senno di poi, di prove iniziatiche che non saranno state tali, però, per quelli che non saranno sopravvissuti loro.
Si consiglia di viaggiare leggeri, se si intraprendono cammini ardui e ripidi. E senza altra compagnia che quella casuale di chi si incontra sul cammino.

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